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Amuleto thailandese con spirito protettore e teschio, vanitas
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C’è un tipo di silenzio che non appartiene alle stanze: appartiene agli spiriti. Quando ho ritirato questo piccolo amuleto thailandese, ho avuto la sensazione precisa che non fosse solo un oggetto, ma un frammento di quella magia popolare che vive nei templi minori, nei mercati serali e nelle mani dei monaci che conoscono riti antichi quanto la paura. È una placchetta a tempietto, pressata nella polvere sacra: gesso, cenere, terra del tempio e tracce di erbe rituali. Un materiale vivo, nato per custodire intenzioni. Al centro c’è una figura che non è Buddha e non vuole esserlo. È uno spirito protettivo, un guardiano delle soglie. Regge un bambino — simbolo dei Kuman Thong, gli spiriti-bambino della tradizione thai — e siede sopra un teschio, un segno inequivocabile delle pratiche Saiyasat, dove la luce e l’ombra si incontrano senza paura. Non vuole spaventare: vuole vegliare. Questi talismani non hanno secoli alle spalle, ma portano con sé una potenza diversa: quella dei riti più moderni o contemporanei, delle mani che ancora oggi modellano la polvere e sussurrano formule a mezza voce. È un oggetto da chi crede nella protezione, nella soglia e nel mistero. E forse, mentre lo guardi, ti sarà chiaro che certe presenze non si spiegano: si ascoltano.
Amuleto thailandese. Materiale: pasta sacra pressata (polvere di tempio, gesso, erbe rituali) Tecnica: stampo unico, produzione artigianale. Iconografia: figura spirituale (Phra Ngang/Kuman Thong ibrido) con teschio e bambino. Epoca: ca anni 1990
