Antico gioco del tempio, elefante in ottone fine ‘800 - primo ‘900

L’aria del tempio era impregnata del profumo dolce dell’incenso, mentre le candele tremolavano silenziose davanti alle statue degli dei. Il giovane Arun aveva appena compiuto sette anni e, quel giorno, camminava a piccoli passi dietro a sua nonna, aggrappato al bordo del suo sari color zafferano. Era una giornata speciale: la benedizione del suo nuovo giocattolo del tempio. L’elefante di ottone brillava sotto la luce fioca, le sue forme massicce e solenni sembravano quasi vive. Arun ricordava ancora le parole del nonno, pronunciate la sera prima: “Un elefante con la proboscide sollevata porterà sempre fortuna alla tua casa. Spingilo piano, e la sua forza guiderà anche i tuoi passi.” Quel piccolo elefante su ruote non era solo un gioco: era un simbolo di protezione, destinato a vegliare su Arun e sulla sua famiglia. Ogni mattina, la madre gli faceva spingere l’elefante da un lato all’altro della veranda, credendo che quel gesto avrebbe portato prosperità e tenuto lontane le disgrazie. Con il tempo, l’elefante trovò posto in un angolo della casa, e la sua patina dorata iniziò ad assumere sfumature scure, quasi brunite. Ma Arun, ormai adulto, non mancava mai di sfiorarlo con la punta delle dita ogni volta che tornava a casa dai suoi viaggi: un gesto semplice, che lo riconnetteva ai giorni sereni dell’infanzia e alle parole del nonno. Oggi, quell’elefante attende un nuovo custode. Forse, in una nuova casa, questo piccolo guardiano troverà ancora una volta il suo posto, portando con sé la memoria di un’antica promessa di fortuna e protezione. Pesante; dimensioni ca 16 x 11.5 altezza 18.