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Memento mori in gesso con teschio bifacciale, vanitas epoca sconosciuta
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Questa piccola scultura in gesso, delle dimensioni di circa 4,5 cm, proviene dallo stesso ritiro di cui abbiamo mostrato la scatoletta a tema massonico proposta questa mattina. Non conosciamo la sua epoca, ma la simbologia che racchiude parla un linguaggio antico e universale: quello del memento mori e della vanitas. Il tema del memento mori, che in latino significa “ricordati che devi morire”, richiama un concetto profondo e diffuso nell’arte e nella filosofia occidentale, soprattutto tra il Medioevo e il Barocco. Era un invito a riflettere sulla fragilità della vita e sulla certezza della morte, un ammonimento che spronava a vivere con consapevolezza e virtù. Oggetti come questo, raffiguranti teschi e ossa incrociate, venivano spesso realizzati per essere tenuti sulla scrivania o inseriti in ambienti domestici, non come macabri cimeli, ma come strumenti di riflessione interiore. Strettamente legato al memento mori, il tema della vanitas si sviluppò soprattutto nell’arte fiamminga e barocca. Dipinti e oggetti a tema vanitas rappresentano la caducità delle ambizioni terrene: teschi, candele spente, fiori appassiti e clessidre erano simboli ricorrenti che sottolineavano la fugacità del tempo e delle ricchezze materiali. Lo scopo non era spaventare, ma spingere lo spettatore a riflettere sulla vera essenza della vita e sul valore delle esperienze spirituali rispetto ai beni effimeri. Questa piccola scultura, con il suo teschio inciso, si inserisce perfettamente in questo filone simbolico: è un monito silenzioso, ci ricorda che il tempo non fa sconti e ogni istante ha un valore inestimabile.



