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Tabacchiera da fiuto persiana con specchio e coperchio in madreperla dipinta, fine ‘800.
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Si chiamava Leyla, e aveva occhi profondi come la notte del deserto. Ogni mattina, prima di accendere il braciere, sedeva accanto alla finestra aperta. La luce dorata dell’alba filtrava tra i veli e accarezzava il piccolo tavolino su cui riposava questa tabacchiera. Era un gesto lento, quasi rituale: sollevava il coperchio con delicatezza, come si fa con le cose sacre. All’interno, custodiva un tabacco scuro e aromatico, profumato con chiodi di garofano e petali di rosa. Ne prendeva una piccola quantità, lo lavorava tra le dita e poi lo usava per una breve pausa di respiro e raccoglimento, prima che la casa si svegliasse. Sul coperchio, madreperla dipinta a mano: uccellini stilizzati dai colori vividi – il verde del gelsomino, il blu dell’indaco, il rosa del tramonto. Li chiamava “i suoi compagni del mattino”, diceva che le portavano fortuna. Il metallo inciso racconta di mani che l’hanno aperta mille volte, di viaggi in carovane, di parole sussurrate tra donne che si scambiavano segreti e tabacco. Questa scatolina era un oggetto semplice, ma per Leyla era casa. Oggi, resta il fascino silenzioso di questa tabacchiera persiana: un piccolo scrigno che ha attraversato il tempo, pronto a raccontare una nuova storia a chi saprà ascoltarla.



