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Vesta case porta fiammiferi Art Nouveau, primissimo ‘900
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“Vesta case” in metallo con finitura ottonata, art Nouveau primissimo ‘900, dimensioni 50 x 32 mm, lievi tracce di ossidazione.
Il gesto era sempre lo stesso. Preciso, silenzioso, elegante. Con due dita glaciali nel guanto sottile, lei apriva il piccolo cofanetto e lo inclinava appena. La testina cerulea del fiammifero affiorava, e con uno scatto, graffiava la base zigrinata in un lampo di scintille. Quel vesta case era un po’ il suo talismano. Lo teneva stretto come un segreto, nel fondo della borsetta ricamata o nella tasca nascosta del soprabito. Realizzato tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento, il piccolo scrigno mostrava con orgoglio le linee eleganti dell’Art Nouveau: fiori in rilievo, volute vegetali e una grande foglia di ginkgo che si apriva al centro come una fiamma dorata. Il coperchio a cerniera chiudeva perfettamente e l’interno conservava i suoi preziosi fiammiferi asciutti, pronti a portare calore o luce in qualsiasi momento. Sul fondo, la striscia rigata attendeva il suo gesto sicuro: il suono secco, quel profumo di zolfo, una sigaretta accesa con lentezza, come fosse un rito. Lei non era una donna comune. Portava con sé il mistero delle sale da tè, il silenzio delle stanze chiuse, la grazia di chi ha imparato a esistere con misura. Si diceva che fosse un’illustratrice, o forse un’insegnante di disegno. Ma nessuno sapeva di lei nulla per davvero. Oggi il suo mistero è tutto qui dentro, da scoprire.




