Antico libro formulario di ingegneria 1886

Lo immagino con le mani segnate, callose, ma precise. Mani abituate a stringere il compasso con delicatezza e poi, subito dopo, a sollevare con forza una trave. Il suo nome forse è Émile, un giovane ingegnere diplomato alla fine del secolo, con una cartella di cuoio legata al fianco e un cappello consumato dal sole dei cantieri. Quel “Manuel Formulaire” non era solo un libro: era la sua bussola. Pubblicato nel 1886, col suo formato quasi tascabile, era più prezioso di un gioiello. Ogni pagina, un’ancora tra teoria e pratica. Lo sfogliava al mattino presto, prima che il fumo delle officine si alzasse, tracciando equazioni con la grafite su angoli già sgualciti. Siamo a Parigi, in un cantiere lungo la Senna. Émile tira fuori dalla tasca interna il suo formulario, lo apre alla pagina della compressione dell’aria, osserva le formule e - solo dopo averle rilette due volte - dà l’ordine al capocantiere. È giovane, ma sa farsi rispettare. Lo chiamano “l’ingegnere col libretto”. E quando la giornata finisce, lo ripone con cura, sfiorando la copertina di pelle nera coi suoi fini decori, come si accarezza un compagno fidato.