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Antico tampone da dogana per timbri, primo ‘900
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Il doganiere Henri Dubois era conosciuto per il suo sguardo fermo e per la precisione con cui controllava ogni documento al confine. Tra casse di merci e viaggiatori impazienti, Henri teneva sempre appeso al colletto il suo piccolo cilindro in ottone. All’interno, un tampone di feltro imbevuto: fedele compagno di lavoro, pronto a imprimere timbri su passaporti, ricevute e sigilli. Con un gesto rapido, apriva il contenitore, prendeva i sigilli, li appoggiava al tampone e lasciava quell’impronta che sanciva il diritto di transito. Il clic secco del timbro che si imprimeva sulla carta era il suono che decretava la libertà di passaggio o l’attesa. Ogni impronta raccontava una storia: commercianti in viaggio, famiglie in cerca di nuova vita, soldati in missione. Oggi possiamo quasi sentire ancora l’odore pungente dell’inchiostro, la tensione della frontiera e la calma dignitosa con cui Henri Dubois portava avanti il suo compito. Un oggetto intriso di memoria: di viaggi, di confini e di storie che hanno attraversato il tempo.






