Coppia portatovaglioli, argento, titolo ottocento; fine 1800 inizio 1900

Giuseppe e Lina. Non erano ricchi, ma avevano un servizio d’argento. Non vivevano in un palazzo, ma avevano una credenza con lo sportello in vetro, e dentro, tra un centrino all’uncinetto e il profumo della lavanda, c’erano loro: due portatovaglioli. Giuseppe lavorava in ferrovia, Lina cuciva per le signore del paese. Si erano sposati in un giorno di marzo in cui il vento si era portato via le nuvole, e con esse, per un po’, anche le preoccupazioni. Quei portatovaglioli erano un regalo di nozze — li avevano ordinati loro stessi, pagandoli a rate, come si faceva un tempo con le cose belle. A tavola non c’era mai troppo da mangiare, ma c’era sempre il tovagliolo stirato bene, infilato nel suo anello d’argento. Quando litigavano, rimanevano muti per ore, ma a cena i nomi incisi stavano lì a ricordare che si appartenevano. Li usavano solo la domenica, e per le feste. Ogni Natale, Giuseppe lucidava l’argento con la vecchia pezza di lana, e Lina diceva sempre: “Non serve, sono già belli così”. Ma lui insisteva, e lo faceva con cura. Forse più per lei che per i portatovaglioli. Il tempo ha lasciato il suo segno: piccoli urti, bordi piegati, graffi che raccontano mani, gesti, traslochi, e forse anche qualche caduta. Ma il nome è rimasto, inciso nella luce fredda dell’argento, come una memoria ostinata. Oggi, Lina e Giuseppe non ci sono più. Ma quei due cerchi d’argento — un po’ schiacciati, un po’ sbilenchi — continuano a raccontare un amore semplice, cucito nel quotidiano, e lucidato ogni domenica. Punzone 800 visibile ultima foto, segni del tempo, prezzo per la coppia.