Messale defunti 1925 in latino con spartiti in notazione gregoriana quadrata
Chiudi gli occhi. Immagina di trovarti in un’antica villa abbandonata, i tuoi passi cauti e lo scricchiolio delle assi di legno. Un cassetto semiaperto, rivestito da uno strato di polvere, custodisce segreti dimenticati: candele consunte, un vecchio fiammifero e, al centro, un volume che cattura immediatamente l’attenzione: è la “Missæ Defunctorum ex Missali Romano Desumptæ”, edito nel 1925. È un libro liturgico, destinato alla celebrazione della Messa dei defunti, colmo di una sacralità solenne e antica. Ricca la simbologia: la croce con ai piedi il teschio di Adamo, le chiavi del regno… Le pagine, ingiallite dal tempo, contengono un linguaggio musicale ormai raro: spartiti in notazione gregoriana quadrata, un sistema di scrittura musicale utilizzato nel canto liturgico. Questo tipo di notazione è uno specchio del passato. Tutto in latino: sfogli le pagine… Tra i testi contenuti nel libro spicca il maestoso “Dies Irae”, inno medievale che narra del giorno del giudizio, quando le anime saranno chiamate a rispondere delle loro vite. Le sue parole evocano immagini potenti: il suono di una tromba che squarcia il silenzio eterno, risvegliando i morti dai loro sepolcri; il fuoco purificatore e l’implorazione della misericordia divina. È una sequenza che intreccia timore e speranza, riverberando la fragilità umana di fronte all’inevitabile e al mistero dell’aldilà. Un libro che avrà accompagnato quali defunti? Ti avvolge improvvisa un’aura di fascino e mistero. Un oggetto potente, che invita a riflettere sul legame eterno tra i vivi e i morti, tra il terreno e il divino.