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ModernariaMente

N. 6 antichi vasi da farmacia, 1890-1930

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C’era un tempo in cui le farmacie erano piccoli laboratori di meraviglie, luoghi di alchimia e scienza, dove il farmacista miscelava con sapienza polveri, resine e tinture, consultando volumi impolverati e dosando gli ingredienti con mano esperta. In quell’epoca di fine Ottocento, la luce tremolante delle lampade a olio rivelava scaffali colmi di vasi in vetro, ognuno custode di una sostanza che prometteva sollievo, cura o trasformazione. Su uno di quegli scaffali, in una farmacia dal sapore antico, riposavano questi maestosi contenitori. Il più grande, imponente con i suoi 22 cm di altezza, dominava sugli altri. E oggi, osservandoli, sembra quasi di sentirne ancora il sussurro: il leggero tintinnio dei coperchi sollevati, il fruscio delle polveri versate nei mortai, l’aroma dolce e pungente delle sostanze che un tempo custodivano. Alcuni di questi vasi portano ancora lievi tracce del loro antico contenuto. I vasi sono in condizioni ottime, sono realizzati in due diversi tipi di vetro: l’ambrato serviva a proteggere le sostanze fotosensibili dalla luce, conservando intatti gli estratti vegetali e le polveri delicate; quello trasparente, spesso con sfumature leggermente verdognole, era usato per contenere liquidi meno reattivi o sostanze che necessitavano di un controllo visivo immediato. Le etichette in latino raccontano storie di rimedi antichi:
• Carbonas Magnesicus, ovvero il carbonato di magnesio, un tempo usato come antiacido e leggero lassativo.
• Succus Liquiritiae, l’estratto di liquirizia in polvere, prezioso per calmare la tosse e facilitare la digestione.
• Farina Lini, la farina di semi di lino, un rimedio naturale per impacchi lenitivi e preparazioni medicinali.

Oggetti come questi non sono semplici contenitori: sono frammenti di storia, testimoni di un’epoca in cui la medicina era ancora un’arte, e la farmacia un luogo di conoscenza e mistero.