Porta foglie essicate da chatelaine sudamericana, anni 40 ca, alpacca e madreperla

Era il piccolo scrigno delle foglie sacre… C’era una volta una donna andina, una cholita dal passo deciso e dal sorriso timido. Sotto le pieghe ampie della sua gonna a balze, appeso alla cintura come un piccolo segreto, portava sempre con sé un oggetto lucente: un minuscolo scrigno d’alpacca, sormontato da madreperla grezza, irregolare come la montagna da cui proveniva. In quell’epoca, nelle terre alte della Bolivia, era consuetudine portare addosso ciò che dava forza: una medaglietta, una preghiera piegata in quattro, o qualche foglia di c*** essiccata. Quelle foglie non erano droga, ma simbolo: di radici, di resistenza, di terra. Lei le masticava piano nei momenti di fatica, o le lasciava lì dentro, come talismano discreto. Quel piccolo contenitore ovale, oggi tra le mani, conserva ancora l’eco di quel tempo. Si apre con un clic sommesso, come un sussurro. Porta il segno degli anni, ma anche quello dell’anima. È un gioiello stupendo, una reliquia viva, nata negli anni ’30-‘40 tra le Ande, da portare con sé o da regalare ad una donna dallo spirito indomito.