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Scatola latta da collezione gelatina di carne Curzio Bellini
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Immagina l’Italia dei primi del Novecento: cucine senza frigoriferi, dispense che custodivano alimenti in scatola e conserve come tesori di modernità. Dentro questa piccola scatola gialla si celava un prodotto che allora rappresentava una vera rivoluzione: la gelatina di carne “Iris”, marchio della ditta Curzio Bellini di Milano. Era un preparato istantaneo che, sciolto in acqua bollente, diventava brodo o aspic, pronto in pochi minuti. In un’epoca in cui la carne era un lusso e la conservazione una sfida quotidiana, questa gelatina era sinonimo di progresso e praticità: “insuperabile economico”, recitava con orgoglio l’etichetta. E quelle misteriose scritte “umidità 18,80%” e “ceneri 23,88%”? Non erano ingredienti, ma analisi chimiche stampate come garanzia di qualità. Le “ceneri” indicavano il contenuto minerale, il residuo inorganico ricco di sali dopo la combustione del prodotto: una forma rudimentale di etichetta nutrizionale, che oggi ci appare quasi poetica nella sua ingenuità. Così, questa scatolina non racconta solo di un alimento, ma di un modo di vivere il quotidiano: la fiducia nel progresso, la ricerca di soluzioni pratiche, l’orgoglio di un’industria alimentare che si presentava come moderna e premiata. Tenendola in mano, non si percepisce solo un contenitore di latta, ma si tocca con le dita un frammento di una società che credeva nella scienza e nella novità.




